Prof. Dr. José Eduardo Franco, Universidade Aberta, Portugal
Dr. Gaia Giuliani, CES, Universidade de Coimbra, Portugal
Dr. Emanuele Leonardi, Università di Parma, Italia
Nel corso della storia, molteplici sono state le utopie che hanno preteso di avere un approccio “globale”, ovvero un approccio rivolto all’umanità come tale e non solo ad una sua parte. Esiste, pertanto, una vertente universalistica intrinseca all’utopia. In quanto tale, il pensamento utopico, così come le configurazioni spirituali, politiche o artistiche, si basa su presupposti antropologici direttamente relazionati con la visione del mondo che un’epoca ha di se stessa, oppure che determinati autori, collocati a volte a margine di questa, ritengono che possa o debba essere raggiunta dall’umanità nel suo complesso.
Questa vertente “globale” dell’utopia implica, molte volte, disegni utopici che, se realizzati, possono completamente capovolgere le intenzioni degli autori, trasformando l’immagine di una forma di vita felice in una pratica totalitaria: è qui, che, molte volte, incontriamo il rischio, che molte utopie corrono, di diventare prossime a forme distopiche, quando non totalitarie.
Ciononostante, è proprio attraverso questa vertente dell’utopia che troviamo – in scritture esplicitamente critiche o in forme satiriche – quello spirito rivolto alla liberazione delle parti più fragili della società e ad una comprensione inclusiva dei problemi umani. Non è quindi un caso che i movimenti politici e spirituali, così come molte dichiarazioni sulle quali si fondano i “diritti umani” – come la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789) o la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) – sono figlie dello spirito utopico di ciascuna epoca, oltre ad esserlo, ovviamente, anche delle sue particolari tragedie storiche.
Studiare questa vertente universalistica della storia dell’utopia significa, quindi, studiare le molte e diverse forme attraverso cui una società pensa al di là di sé e al di là dei suoi limiti e delle sue fragilità. In questo senso, anche la nostra epoca globalizzata è figlia di utopie globali, filosofiche, politiche, spirituali, tecnologiche e scientifiche.
Una delle linee più recenti di riflessione storica si posiziona, per esempio, sulla comprensione della “globalizzazione” come esito principale della modernità. Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito alla comparsa di una serie di fenomeni, la cui rapidità e novità sono ben lontane dall’essere pienamente comprese. Da un lato, l’incredibile accelerazione tecnologica digitale e la trasformazione finanziaria dell’economia capitalistica; dall’altro, l’apparente creazione di un mondo caratterizzato da forme di vita e da sfide sempre più comuni all’intera umanità.
La stessa globalizzazione e i fenomeni globali che caratterizzano la nostra civiltà contemporanea portano con sé, pertanto, immagini di utopie globali passate, nello stesso momento in cui producono altre forme di utopia globale.
Questo numero si propone di raccogliere, quindi, articoli rivolti alla comprensione di questa tematica, in particolar modo rispetto le seguenti sub-aree:
forme e immagini dell’utopia globale;
utopie globali contemporanee;
utopie globali nel pensiero utopico moderno;
la globalizzazione come utopia e distopia;
forme e storia della città globale.
Gli articoli possono avere un approccio filosofico, letterario, artistico, teologico o politico, e possono essere scritti in una delle cinque lingue della rivista: italiano, portoghese, inglese, francese e spagnolo.
UTOPIE GLOBALI
Consegna degli articoli: 25 maggio 2021
Uscita del numero: Luglio 2021
Inviare a: redazionethomasproject@gmail.com
Invited papers:
Prof. Dr. José Eduardo Franco, Universidade Aberta, Portugal
Dr. Gaia Giuliani, CES, Universidade de Coimbra, Portugal
Dr. Emanuele Leonardi, Università di Parma, Italia
Nel corso della storia, molteplici sono state le utopie che hanno preteso di avere un approccio “globale”, ovvero un approccio rivolto all’umanità come tale e non solo ad una sua parte. Esiste, pertanto, una vertente universalistica intrinseca all’utopia. In quanto tale, il pensamento utopico, così come le configurazioni spirituali, politiche o artistiche, si basa su presupposti antropologici direttamente relazionati con la visione del mondo che un’epoca ha di se stessa, oppure che determinati autori, collocati a volte a margine di questa, ritengono che possa o debba essere raggiunta dall’umanità nel suo complesso.
Questa vertente “globale” dell’utopia implica, molte volte, disegni utopici che, se realizzati, possono completamente capovolgere le intenzioni degli autori, trasformando l’immagine di una forma di vita felice in una pratica totalitaria: è qui, che, molte volte, incontriamo il rischio, che molte utopie corrono, di diventare prossime a forme distopiche, quando non totalitarie.
Ciononostante, è proprio attraverso questa vertente dell’utopia che troviamo – in scritture esplicitamente critiche o in forme satiriche – quello spirito rivolto alla liberazione delle parti più fragili della società e ad una comprensione inclusiva dei problemi umani. Non è quindi un caso che i movimenti politici e spirituali, così come molte dichiarazioni sulle quali si fondano i “diritti umani” – come la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789) o la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) – sono figlie dello spirito utopico di ciascuna epoca, oltre ad esserlo, ovviamente, anche delle sue particolari tragedie storiche.
Studiare questa vertente universalistica della storia dell’utopia significa, quindi, studiare le molte e diverse forme attraverso cui una società pensa al di là di sé e al di là dei suoi limiti e delle sue fragilità. In questo senso, anche la nostra epoca globalizzata è figlia di utopie globali, filosofiche, politiche, spirituali, tecnologiche e scientifiche.
Una delle linee più recenti di riflessione storica si posiziona, per esempio, sulla comprensione della “globalizzazione” come esito principale della modernità. Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito alla comparsa di una serie di fenomeni, la cui rapidità e novità sono ben lontane dall’essere pienamente comprese. Da un lato, l’incredibile accelerazione tecnologica digitale e la trasformazione finanziaria dell’economia capitalistica; dall’altro, l’apparente creazione di un mondo caratterizzato da forme di vita e da sfide sempre più comuni all’intera umanità.
La stessa globalizzazione e i fenomeni globali che caratterizzano la nostra civiltà contemporanea portano con sé, pertanto, immagini di utopie globali passate, nello stesso momento in cui producono altre forme di utopia globale.
Questo numero si propone di raccogliere, quindi, articoli rivolti alla comprensione di questa tematica, in particolar modo rispetto le seguenti sub-aree:
Gli articoli possono avere un approccio filosofico, letterario, artistico, teologico o politico, e possono essere scritti in una delle cinque lingue della rivista: italiano, portoghese, inglese, francese e spagnolo.
Regole editoriali: qui
Organizzazione del processo editoriale:
25 Maggio: invio degli articoli;
25 maggio – 10 Luglio: periodo dei lavori di referaggio e invio di eventuali proposte di modifica;
20 Luglio: consegna dell’articolo definitivo;
20 Luglio – 28 Luglio: periodo dei lavori redazionali, di impaginazione e verifica editoriale;
Luglio 2021: uscita del numero.