A nudo

di Paola Giallongo 

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La redazione di Thomas Project è lieta di ospitare la rubrica “A nudo” di Paola Giallongo, storica dell’arte, curatrice di mostre e guida turistica, che attraverso il commento di alcune decine di nudi ci permetterà un grandioso viaggio nel corpo utopico della pittura e delle pratiche artistiche di varie epoche. A Paola, il nostro più caloroso ringraziamento per la sua disponibilità. Alle nostre lettrici e ai nostri lettori, una buona visione.

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[30.01.21] Inizio oggi una specie di rubrica di figure femminili nelle arti figurative tra 800 e 900. Una sorta di “Eros e thanatos” perché dal primo l’amore discende e verso il secondo procederà.

1. Ho aperto col livornese Amedeo Modigliani che, con tratto netto e calligrafico, traccia e svela una femminilità archetipica, asciutta, quasi totemica, e per questo potentemente espressiva, carnale, terrosa, fortemente sensuale.

 

2. È la volta di Toulouse Lautrec che non poteva certo mancare, vista la sua raffinatissima conoscenza del femminile. Il nudo che offre la schiena allo spettatore schiude un universo di immaginazione, suggerito e non rivelato che, per questo, appare ancora più coinvolgente. Lautrec, indiscusso innovatore, usa anche i pastelli, passandoli sulla tela con le dita, per rendere il cromatismo più sfumato, ottenendo effetti di grande modernità nell’eleganza formale

 

3. Pierre Bonnard, uno dei miei preferiti nel raccontare la propria visione del femminile, sceglie un’impostazione grafica da “Giapponismo”, bidimensionale, geometrica, in cui il corpo della donna quasi scompare, nascosta dalle linee verticali della parete e, in virtù di questo camaleontico camuffarsi, occorre uno sguardo più attento per cogliere la modella nuda sulla destra. Il “vedo non vedo”, erotismo mai sbandierato, eleganza mai volgare sono ciò che rende la tela un originale gioiello pittorico.

Nudo in un interno” di Pierre Bonnard come stampa o poster | Posterlounge

 

4. Giovanni Boldini, come pochi altri, è capace di cogliere l’essenza della femminilità elegante, frivola, ammiccante, audace.
Un mezzobusto, le braccia alzate che mostrano sicure l’incavo delle ascelle con la peluria, dettaglio naturale ed intrigante, in primo piano.
Il viso è birbante come quelli di una ragazzina e malizioso come una donna adulta e navigata.
Il tocco pittorico è sicuro e già fortemente “scapigliato”: conferisce movimento alla stoffa leggera dell’abito e alla figura intera.
Boldini, conoscitore del mondo della borghesia e della nobiltà di fine secolo, si dimostra attento indagatore anche dell’erotismo più sofisticato che tanto ci intriga e nutre.

 

5. Ho scelto Egon Schiele, il mio artista grafico preferito in assoluto, e ho voluto privilegiare la tecnica del disegno, alla quale l’artista si affida per delineare in pochi, rapidi, sapienti tratti la figura femminile. Lei si mostra, in tutta la sua prorompente femminilità senza pudori, né imbarazzi. I suoi lunghi capelli mossi creano un effetto di grande naturalezza, così come la sua posa. Schiele osserva, spia, non visto, in tutto il suo voyeurismo la bellezza della donna e ci conduce, soggiogati e ammaliati nell’intimità della camera da letto e della fanciulla.

 

6. “Donna a torso nudo con cappello”, olio su tela di Ernest Ludwig Kierkner, sorprende per efficacia e capacità di sintesi: lei mostra il seno, forse si sta preparando, ma ha già indossato il cappello. Straniamento e confusione di piani ci costringono all’attenzione: una sensualità sbandierata, forte, un pugno nello stomaco che racconta che erotismo è anche forza dirompente, fastidio, uscire dalla propria zona di confort. Espressionismo tedesco nella sua versione più immediata: un uso del colore a tinte forti, rapide e nervose pennellate che si concentrano su uno sguardo eloquente, indagatore, provocatore: una donna che sa quello che vuole e non ha paura di chiederlo. Moderna e contemporanea nell’espressione di ciò che è, dei suoi desideri, forse, persino, delle sue perversioni.

Riproduzioni D'arte Del Museo | metà-nudo donna con cappello di Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938, Germany) | WahooArt.com

 

7. Un insospettabile: il pugliese Giuseppe De Nittis, il pittore della medietà borghese che si scopre abile anche nel raccontare la sensualità femminile in “Nudo con calze rosse” del 1875. La schiena, elemento di seduzione per eccellenza, la nuca, il braccio mollemente adagiato, il tocco delle parigine rosse fino al ginocchio e nient’altro. Solo elegante, marmorea nudità.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

8. Ancora una figura di schiena, ancora molto ottocentesca per atmosfera e toni cromatici, per la presenza romantica dei fiori sul tavolino, per la pennellata sfumata che ricorda Renoir, per l’immaginario dell’emiliano Alfredo Protti, non troppo noto ma che merita un qualche riscatto per come ha saputo raccontare la femminilità, morbida e accogliente di inizio Novecento. Il gesto di giocare con i lunghi capelli neri conferisce una dolcezza e un languore di cui, una volta conosciuti, non si riesce più a fare a meno. Così come della gamba accavallata: un gesto quotidiano che è lontano da ogni posa artefatta o compiacimento

Il Novecento sensuale di Alfredo Protti - la Repubblica

 

9. Una visione esplicita, realistica, veritiera, frontale, in primo piano per il romano Antonio Donghi che non le manda certo a dire e ritrae una donna così com’è con audacia e sfrontatezza. Una modernità che lascia in silenzio, delineata attraverso pennellate, rapide, sapienti, sicure che definiscono i contorni del corpo e del viso con precisione. Estremamente contemporanea, potrebbe essere una figura di oggi che non teme e non si teme, che si conosce, che sa cosa vuole e può pretenderlo. Il realismo magico di Donghi, nel silenzio assoluto della stanza, priva di orpelli che possano distrarci o confonderci, ci dice che Lei è qui ora e tutto il resto ai margini.

 

10. Il macchiaiolo Vito d’Ancona, meno celebre dei colleghi paesaggisti, ma altrettanto talentuoso, realizza “Nudo femminile”, travolgendoci con tutta la sua esplosiva sensualità. Una posa che nulla lascia all’immaginazione, che riecheggia i classici e la pulizia formale di Antonio Canova, senza però nascondersi dietro tematiche mitologiche o soggetti sacri; mostrando una donna abbandonata languidamente, sicura di sé, che nulla ha da giustificare o omettere. Un corpo femminile descritto in tutta la sua statuaria bellezza, che si allunga sinuosa, i capelli lunghi, sciolti, corvini che contrastano con il pallore dell’incarnato e del lenzuolo. Un olio su tela ad ampie campiture per accendere di luce una boiserie antica che fa pensare ad un’austerita’ senza tempo; forse un altrove al quale ci piacerebbe accedere, invitati benvenuti e accolti.

 

 

11. Felice Casorati propone il tema del nudo unito a quello della lettura in un’opera non troppo nota del 1943. Colpisce il gioco di chiaroscuro, la linea d’ombra allungata, il rosso mattone del lenzuolo che richiama cromaticamente i capezzoli. Il viso della donna non è in primo piano ma è facile intuire l’immersione tra le pagine del libro. Quello di Casorati è, senza dubbio, un erotismo di testa prima ancora che di pelle e di sensi.

 

12. Non era facile trovare un nudo femminile nella produzione di René Magritte, sempre volta all’indagine sociale e psicologica. La figura riecheggia la statuaria classica, sembra quasi dire “guardatemi, ammiratemi nella mia perfezione”. Il surrealismo del maestro belga si misura in questo gioco cromatico che separa il piano ideale da quello terreno. È una donna talmente irraggiungibile e perfetta da risultare quasi fredda. È desiderio impossibile da vivere e sogno che non ci è permesso sognare.

 

13. Gustave Klimt non poteva mancare, ma ho scelto un’immagine non immediatamente riconducibile alla sua produzione. Una grafica, carboncino e pochi, rapidi tocchi per imprigionare sul foglio un nudo di donna, ritratta in solitudine e totale relax. Si offre a se stessa e allo spettatore e non ha bisogno di nient’altro. Mi suggerisce la splendida pellicola di “Scent of woman”: a tali livelli di talento e maestria, l’unica cosa che manca all’arte grafica è restituire il profumo e la sensazione della carezza sulla pelle.

Gustav Klimt - Nudo di donna - Artgate - Fondazione Cariplo

 

14. Cornelius Hescher entra sorprendentemente in questa sfilata di femminilità per offrirci la propria personale visione del nudo. Una figura ritratta intera, col volto di profilo, in un interno. Non abbiamo elementi per orientarci, non conosciamo il contesto e ignoriamo la situazione. Un’incisione a bulino per tagliare supporto e modella. Una nettezza e durezza che stridono col concetto di femminilità a cui la tradizione ci ha confortevolmente abituato e che ci costringono ad interrogarci sull’eterno conflitto tra estetico e antiestetico. E se il femminile anziché dolcezza, bellezza, sensualità fosse anche fastidiosa durezza? Una solitudine ed angoscia che non sollevano anzi, ci colpiscono dritto in faccia.

nudo femminile - Maurits Cornelis Escher | Wikioo.org – L'Enciclopedia delle Belle Arti

 

15. Lucien Freud ci costringe a scardinare il nostro rassicurante concetto di estetica: una donna nuda, buttata sul letto, magrissima, quasi scarnificata nello sterno, si abbandona al sonno. Forse un sonno non riposante, non ristoratore, lo intuiamo dall’espressione, forse costellato di incubi, di demoni, di spettri, di angosce che la attanagliano.
Un iperrealismo descrive le vene ai suoi piedi, quasi fossero squarci e tagli sulla pelle viva, sembra quasi di poter percepire il pulsare del sangue.
Nessuna clemenza, alcuna delicatezza: l’erotismo di Freud è nudo e aggressivo, calci e pugni nell’anima. È un’attrazione di istinti, di umori, di selvaggio e puro istinto. Siamo creature ferine prima ancora di essere uomini e donne.

ArT in PiLls: La donna dormiente di Lucian Freud - Cultora, Cultora

 

16. Renato Guttuso, da sempre attento indagatore della femminilità, realizza un bozzetto, in realtà già opera finita, che mostra una donna di tre quarti, lo sguardo dritto e fiero, le braccia un semplice schizzo. È un’immagine archetipica, quasi totemica, accentuata dai rapidi e densi tratti della china che rimanda istintivamente a un potete primordiale. Una sorta di Mater matuta contemporanea che esalta spontaneamente il potenziale deifico del femminile.

 

17. Torno alle atmosfere languide e preziose ottocentesche con il nudo femminile di Francesco Netti, artista non celeberrimo ma che merita uno spazio in questa mia sfilata al femminile. L’eleganza dell’interno, della tappezzeria, dei drappeggi su cui Lei si adagia mollemente, quasi a scomparire ci conducono senza pudore o false ipocrisie borghesi nell’intimità della camera da letto, forse un bodoir raffinatissimo ed esclusivo. La pennellata materica e la tavolozza calda accentuano la sensualità e il desiderio. E lo spettatore, voyeur o invitato, non può che ambire ad essere ammesso, forse immeritatamente nell’alcova, privilegio e promessa di piaceri altissimi.

 

18. Jean Jacques Herner ci impietrisce per forza e potenza espressiva. Un nudo femminile intento alla lettura, su uno sfondo scurissimo, molto caravaggesco. Un gioco di luci e chiaroscuro degno di De La Tour per raccontarci un erotismo che lascia tutto all’immaginazione, quasi onirico. Si intravede il volto e la chioma rossa preraffaellita. Sembra quasi di assistere ad una liturgia: entriamo nell’alcova in religioso silenzio, consapevoli della sacralità del momento e di questa Venere concentrata e assorta, vestale dell’eros.

 

19. Paul Gauguin, prima della svolta rivoluzionaria nabis, verso il Sintetismo, attraversa una fase più classica, di cui lo splendido “Nudo di donna che cuce” del 1880 è testimonianza. Vista di profilo, volta mentre svolge un’azione quotidiana, cuce concentrata ma serena. Bello, spontaneo, coraggioso quando l’erotismo viene suggerito dalla normalità. Nulla di epico o eccessivamente romantico: solo una donna che cuce. Il tratto è morbido e accarezza la pelle, la luce è diffusa e non direzionale, di tutto spicca la nuca nera corvina, sensuale ed elegante. Gauguin celebra con delicatezza e poesia la femminilità della donna comune.

 

20. Secondo Pedro Almodovar, l’erotismo è desiderio e attesa, il sesso in sé è ginnastica. Edward Hopper cattura il concetto di attesa, più annoiata che languida e desiderata, per mostrarci un interno borghese con una figura femminile che osserva davanti alla finestra. Atmosfera fissa, immobile, bloccata, metafisica, che rende il silenzio angoscia e paralisi. Lei è nuda ma affatto eccitante, il volto coperto dai capelli; ancora una volta, assistiamo alla privazione dell’identità. Un gioco di luci e ombre che filtrano attraverso i vetri che ci fa pensare all’alba o al crepuscolo, e Lei in tensione, in ansia, certamente non rilassata, abbandonata sulla poltrona in attesa: aspettando, in un silenzio difficile da sostenere, qualcuno o qualcosa che non arriverà o, giungendo, la deluderà. 

21. Arturo Dazzi e il suo “Nudo” del 1926 sconvolgono la scuola romana e i benpensanti italiani. Il corpo femminile completamente nudo, esposto, mostrato, mai sublimato, una prospettiva insolita che ci priva della visione completa della figura di cui, volutamente, non vengono mostrati gli occhi rappresentano una provocazione diretta ai veti e alle censure dell’epoca. Un olio su cartoncino per ottenere un effetto realistico per il corpo e sfumato per lo sfondo. La fisicità femminile in tutta la sua crudezza. Appoggiata al muro, quasi a riecheggiare le martiri cristiane ma con tutt’altra potenza. La forza espressiva è al pari della fotografia, accentuata dal calore del cromatismo terroso e carnale tutto mediterraneo che accende, immediato, il desiderio in chi la osserva.

 

22. Henri Gervex nel 1878 scandalizza Parigi e l’Europa intera con il suo “Rolla”. Immagine esplicita, senza filtri, senza veli, senza edulcorare la realtà di una donna distesa, completamente nuda sul letto disfatto e un uomo appoggiato alla finestra che la osserva. È evidente che l’amplesso sia appena stato consumato, con piena soddisfazione di entrambi gli amanti. La luce chiarissima invade la stanza, la tappezzeria sontuosa arricchisce la scena, su tutto spicca il corpo di lei perfetto, bellissimo e sinuoso, totalmente in balia dei sensi, vertigine, stordimento, appagamento. La tela è considerata, insieme a “L’origine della vita” di Gustave Courbet la più scandalosa della pittura ottocentesca francese, celebrazione perfetta della femminilità e dell’erotismo.

 

23. Il croato Robert Auer, artista non troppo noto ma molto interessante, racconta un erotismo lieve, delicato, mai ostentato. Le sue figure femminili sono fragili fanciulle, apparentemente timide, che seducono naturalmente, inconsapevoli del proprio potenziale. Non sappiamo se si tratti di modelle, prostitute, amanti; ciò che ci cattura è l’immediatezza espressiva e l’eleganza formale che lo accomuna a Gustave Klimt e alla Secessione viennese di cui Auer fece parte. Lo stile a cui attinge è un’Art Noveau , un decadentismo raffinato in cui non occorre la posa artefatta o il dettaglio sontuoso e ammiccante per conquistare. L”abilità risiede nel mostrarci il corpo di una donna, con l’antico gioco del “vedo non vedo”, il braccio che segue la linea curva della vita e dei fianchi, una tunica scura che crea il contrasto cromatico col pallore della pelle ed un viso, armonioso ed espressivo, due tizzoni nerissimi gli occhi, incorniciato dai ricci corvini. Nessuno sfondo, nessun ambiente che possa fornirci le coordinate per orientarci. Restiamo, già sedotti, soli ad ammirare la femminilità.

I nudi delicati di Robert Auer: la bellezza del corpo a inizio '900

 

24. George Seurat, esponente del Puntinismo di fine Ottocento, ci sorprende con questo “Nudo” a carboncino, talmente morbido, soffuso, realistico da imitare la tecnica fotografica. La posa è molto naturale, un elegante corrispondenza tra il movimento delle braccia e quello delle gambe, il volto girato, come se la modella avesse appena colto un suono che richiamasse la sua attenzione. Siamo sorpresi e incuriositi perché da Seurat ci aspetteremmo colori forti, un’allegria diffusa, tematiche leggere magari en Plein Air per proseguire l’opera dell’Impressionismo e invece ci racconta il silenzio, la solitudine, l’intimità, il privato di una donna nella perfezione del suo corpo, nelle sue forme morbide, sinuose, affusolate. Ci basta questo per accendere pensieri, sogni, desideri.

 

25. L’ambito dell’onirico viene trattato con “Sogno”, dipinto del 1910 realizzato da Henri Rousseau, il Doganiere. Ci parla di un femminile magico e fantasioso; la figura appare totalmente immersa in una jungla lussureggiante di vegetazione e fiori, mollemente adagiata su un sofà che ci confonde, creando straniamento. Totalmente nuda, in una posa elegante e sinuosa, racconta di mondi fantastici sognati e vagheggiati: una sorta di panteismo in cui eros e spirito si incontrano e si fondono nella forza primigenia della donna. Lo stile pittorico, immediatamente distinguibile, è tipico del Doganiere: colori brillanti, netti, piatti, lontano dal Naturalismo. Un Realismo magico che ci ammalia e ci strega. Una sorta di incantesimo, di ipnosi dalla quale è difficile uscire, ammesso che lo si voglia.

 

26. Lo statunitense William Wilkins si avvicina a Freud e Bacon con accenti di pop art con questo “Nudo con ciotola” che manifesta stanchezza, fatica, rassegnazione di una donna arresa e sola. I seni abbondanti lasciati cadere, il senso di solitudine, l’ombra lunga della ciotola: tutto lontanissimo da qualsiasi volontà di sedurre o apparire sensuale. Lei vuole solo essere lasciata in pace, vorrebbe solo silenzio e che le sue mille incombenze quotidiane svanissero. Uno sfondo di normalità, quasi anonimo suggerisce un’atmosfera vicina al geniale e chirurgico “Revoluzionary Road”: trappole, prigioni personali dalle quali non c’è fuga nemmeno nell’eros. Ciò che resta è solo tristezza, amarezza, squallidi compromessi, dolorose rinunce.

 

27. Il francese André Derain, nel 1923 realizza “La femmina. Nudo contro frontale di verde appeso”, manifestando tutta la carica erotica di un nudo femminile senza alcun tipo di filtro. Modernissimo e asciutto, una forza dirompente data da una pennellata mai incerta che si muove tra la sinuosità delle cosce tornite, del ventre arrotondato, del seno turgido. Un cromatismo giocato sui contrasti in cui la carne appare scolpita, la carnagione sembra di giada e il verde brillante dello sfondo ci fa credere di trovarci davanti ad una messa in scena teatrale. Gli anni Venti del Novecento, nella ricostruzione post seconda guerra mondiale sono stati quelli della rivoluzione del costume, dell’emancipazione femminile, di una nuova identità della donna che è passata anche attraverso una visione dell’erotismo molto precisa. Derain lascia il suo contributo in questo senso con chiarezza e decisione.

 

28. Una donna, la russa Natalia Goncarova, offre lo sguardo per indagare il femminile. È il 1910, l’artista espone una serie di nudi e viene censurata, accusata di pornografia; non demorde, prosegue il suo percorso, diviene una delle “Amazzoni dell’Avanguardia”, ritrae, osserva, racconta, sonda l’erotismo femminile con una forza fuori dagli schemi e i cliché: quella che ritrae è una donna muscolosa e impavida, che gareggia con l’uomo al quale non invidia nulla, che unisce il maschile al femminile, in cui i nervi pulsanti sono quelli di una donna che lavora, che suda, che fatica, autonoma e fiera. Natalia fonde la vivacità cromatica di Matisse con le geometrie di Picasso per restituirci un erotismo primitivo, spogliato da qualsivoglia artificio, orpello, belletto: pura anatomia resa con una pennellata nervosa, calligrafica, netta, squadrata, in cui la dolcezza e sensualità tradizionalmente femminili cedono il passo ad una donna nerboruta, atletica, forte che basta a se stessa, vitale, energica, primordiale, eterna.

 

29. “Le violon d’Ingres”, la viola d’amore realizzata da Man Ray, indiscusso protagonista del Surrealismo, è uno scatto celebre, controverso, affascinante dell’intero panorama artistico di inizio Novecento. Il parallelismo tra la donna e la musica non è insolito, ma descrivere con tale sensualità una schiena femminile da abbracciare e suonare, esattamente come si fa con un violoncello fu rivoluzionario. Lei lascia intravedere il volto ma non mostrandolo impunemente, la schiena, bella e levigata, protagonista assoluta, così come i glutei perfetti e morbidi. Una stoffa leggera a impreziosire il tutto ma senza coprire ciò che, invece, è bello mostrare. E’ di scena l’erotismo elegante e intellettuale, tutto surrealista, che crea straniamento, confonde, ammalia del quale, una volta conosciuto, non sapremo più fare a meno.

30. Quella che ritrae la messicana Frida Kahlo è una donna ferita, inchiodata, sventrata, lacerata. Un dolore nella carne e nell’anima tangibile e senza risposta. Un nudo che non ha paura di mostrarsi, anzi, espone l’interiorità, l’anima, tradendo tubi di ferro che dovrebbero sostenerla ma che al contempo la offendono e dilaniano. Può essere erotico il dolore? Nel caso di Frida, certamente sì, perché è dalla sofferenza fisica e spirituale, che nasce la forza creatrice e la sua intera produzione pittorica. E se Eros è il principio generativo per eccellenza, la risposta non dà adito a fraintendimenti.