Antonio Moretti (15.03.19 ITA)
LISBONA. I want you to panic. Con questa frase icastica, l’attivista sedicenne Greta Thunberg sbatteva in faccia ai partecipanti dello scorso World Economic Forum le ragioni delle nuove sollevazioni contro i cambiamenti climatici, in un gesto che Franco Berardi ha definito il “rifiuto di ogni priorità della ragione politica e della ragion economica, [il] primato all’esplosione panica che permette alla generazione autistica di uscire dal silenzio”. Oggi, in più di duemila città in tutto il mondo, le parole di Greta hanno risuonato attraverso i corpi, le grida e la gioia di centinaia di migliaia di studenti, scesi in piazza per scioperare sulla scia dei FridaysForFuture e continuando il mese di lotte per l’emancipazione inaugurato dalle manifestazioni mondiali dell’8 Marzo.
Anche a Lisbona la partecipazione allo SchoolStrike4Climate è stata immensa. Nel corso di questa settimana, gli organizzatori dello sciopero sono stati accolti dal Ministro dell’Ambiente portoghese João Pedro Matos Fernandes, il quale ha riconosciuto che quella di oggi è “la causa più giusta per cui le persone possano manifestare”. E i ragazzi lo sanno, lo sanno al punto che uno dei cartelli esposti riassume tutta la debolezza della politica di fronte allo sfacelo climatico e tutta la convinzione con cui occorre continuare ad essere in faccia al potere, alle sue calcagna: Utopia o caralho (utopia un cazzo).